Il Circarama
dall'archivio del regista Elio Piccon


della figlia Natalia
www.nataliapiccon.it

Circarama montato su un fuoristrada Non v'è dubbio che vista nel suo insieme la produzione cinematografica di mio padre sia stata incentrata sul documentario e sul cortometraggio. Questo è stato il suo vero “pallino” cinematografico. Tuttavia “Italia 61” rappresenta per mio padre un'esperienza cinematografica assolutamente diversa, una vera e propria “impresa”, una “spedizione”. Spedizione: parola imponente, forse eccessiva, ma in quegli anni percorrere 22.000 Km in 4 mesi, a capo di una troupe, girando tutta l'Italia e poi l'estero fino alla diga di Kariba, al confine tra Zambia e Zimbabwe è davvero un viaggio massacrante.
Nel 1990, dopo la sua morte, con mia madre, abbiamo trovato e letto tutto il materiale e i moltissimi documenti che riguardano “Italia 61”.
Bisogna dire che l'esperienza cinematografica di “Italia 61” può essere correttamente intesa solo se messa in collegamento –più per differenza che per analogia– con ciò che mio padre ha fatto prima. A partire dal 1948 con “Gas di Città”, fino al 1960 con “Pietro è qui”, papà gira esclusivamente cortometraggi.

MonorotaiaItalia 61” colpisce per la sua diversità. Mio padre si presta a girare un film che può essere considerato, per così dire, un “evento politico”. Infatti mia madre mi racconta che per celebrare la ricorrenza del Centenario dell'Unità del Paese, dal 1° maggio al 31 ottobre del 1961, alla periferia della città di Torino, viene allestita una superficie di circa 5.000 metri quadri dedicata a questo evento. Celebri restano gli edifici Palavela e Palazzo del Lavoro, mentre il collegamento fra i diversi padiglioni è garantito da una monorotaia sopraelevata.
Insomma «“Italia 61” - mi dice mia mamma - è da considerarsi la celebrazione del cosiddetto “miracolo economico”» per poi di contrasto aggiungere «ti sei chiesta come mai papà nel 1965 gira “L'antimiracolo”?».

LA PROGETTAZIONE TECNICA DEL FILM
Il 15 giugno 1960, Dick Pfahler della Walt Disney Productions scrive a Roberto de Leonardis, responsabile della Roy Film: un promemoria di 16 pagine nel quale si descrive punto per punto in che modo, la troupe italiana dovrà procedere nella realizzare del film, incluso un viaggio negli USA di Roberto de Leonardis o di un suo tecnico per seguire le riprese di prova con la nuova macchina Circarama a 9 obiettivi. Inoltre si chiedono informazioni sullo sviluppo della trattativa con la Fiat.

Vista la complessità dell'intero realizzazione, la fase progettuale del film è organizzata in documenti separati per aree e argomenti: macchina da presa, illuminazione, pellicola, sviluppo, stampa, montaggio, sonoro, proiezione, sala di proiezione, costi.

Macchina da presa
La Walt Disney production fornirà una macchina da presa Circarama composta di 9 unità Arriflex 16 mm adattate alle esigenze del Circarama, equipaggiate di obiettivo da 12mm, azionate da 9 motori da 8 volts in interloock meccanico e corredate di 18 magazzini pellicola da 400 piedi ciascuno; completano la dotazione una console per il comando a distanza e l'apparecchiatura necessaria al ciac, mentre le batterie elettriche delle cineprese sono curiosamente escluse dalla fornitura e sono a carico della Royal Film.
Nel suo complesso la macchina Circarama si sviluppa su una base circolare del diametro di 106 cm, con le 9 cineprese disposte sul suo perimetro/circonferenza (ogni camera copre un angolo di ripresa di 40°) e con un peso complessivo di 68 Kg.
Circarama montato su automobile Per le riprese "ordinarie" negli interni, è previsto il montaggio della macchina Circarama su un dolly a 4 ruote opportunamente rivisto e corretto per ospitare materiali e operatori lasciandoli fuori del campo visivo della macchina.
Per le riprese in movimento, apposite staffe consentono il montaggio dell'intera macchina Circarama (cineprese e piattaforma base) sul tetto di un'automobile con un bullone centrale che rende automobile e piattaforma assolutamente solidali.
Per le riprese aeree, il Circarama dispone di un braccio articolato (progettato specificatamente per questo uso da un ingegnere aeronautico per conto della Walt Disney) che ne consente l'installazione su un velivolo, come il bombardiere bimotore B25H, ospitando la piattaforma nel vano bombe per poi farla fuoriuscire dal velivolo per il tempo strettamente necessario delle riprese e poi rientrare nell'alloggio predisposto; il sistema, realizzato per conto della Walt Disney da un ingegnere aeronautico con l'apporto diretto dell'inventore del sistema Don Iwerks, è già stato usato con successo per il film America the Beautiful diretto da Jim Algar nel 1958; e per “Italia 61” la Roy Film pensa di adattarlo ad un C-119 (velivolo più noto come "vagone volante" per le sue dimensioni), un aereo da trasporto messo a disposizione per l'occasione dall'Aeronautica Militare Italiana.
Va infine citato il "ciac": replicato per ognuna delle nove cineprese e che, con azione simultanea, riporta i dati della scena, della data e del numero (da 1 a 9) delle macchina davanti alla quale è posto e garantisce il sincronismo dello start.
Annotazioni accessorie sulle diverse scene saranno raccolte autonomamente dalla troupe solo facilitare al massimo la preparazione del commento parlato che Indro Montanelli preparerà per la voce dello speaker fuori campo.

Illuminazione
La realizzazione di un film Circarama richiede una attenta gestione dell'illuminazione della scena ripresa. La macchina vede a 360° e l'illuminazione deve essere equilibrata per l'intero ambiente con le fonti di luce fuori dell'area di ripresa.
Così per girare negli interni, l'illuminazione è affidata a 5 "quadrati" montati sulla base circolare delle macchine da presa e sui quali sono montati 20 photofloods capaci di illuminare l'intera area di ripresa con una profondità di circa 8 metri.

Pellicola, sviluppo, stampa e montaggio
La Disney ha l'intero sistema e l'attrezzatura calibrati sulla pellicola Ektachrome 16mm e quindi raccomanda a de Leonardis di usare esclusivamente questa pellicola; il vincolo richiede un notevole impegno organizzativo: il laboratorio incaricato dello sviluppo e del trattamento della pellicola, oltre ad essere attrezzato per questa pellicola deve essere in grado di lavorare tutte le bobine di ciascuna ripresa nell'arco della stessa giornata e con le medesime condizioni dei bagni di sviluppo per ridurre al massimo differenze di risultato (contrasto, luminosità e granulazione) imputabili al trattamento stesso (stesso lotto degli sviluppi, temperature uguali e costanti, ecc.). Il trattamento della pellicola viene poi seguito da un ulteriore di catalogazione e verifica del sincro fra le 9 pellicole originali e le 9 stampe da esse ottenute.
Oltre che per ordine sequenziale di ripresa, ciascuna pizza di pellicola deve essere marcata anche per conoscere su quale delle 9 Arriflex è stata utilizzata; una doppia informazione fondamentale sia per il montaggio che per la proiezione dell prodotto finale.
In particolare, per il montaggio sono utilizzati tre proiettori 16mm (anch'essi montati in interlock meccanico o elettrico, come le Arriflex di ripresa per garantire il sincro della proiezioni dei tre film) sui quali vengono visionate e montate prima le pellicole delle Arriflex 1-2-3, poi quelle delle Arriflex 3-4-5, e via di seguito fino a quelle delle Arriflex 7-8-9. L'accorgimento di usare l'ultima pellicola di una tripletta come prima pellicola della tripletta successiva garantisce una buona velocità di esecuzione del montaggio, assicurando al contempo una corretta collimazione fra tutti i nove film (si pensi che un erroneo sincro di soli 2 fotogrammi fra un proiettore ed il contiguo può comportare uno sfasamento di quasi un secondo fra il primo ed il nono proiettore); allineati i nove film, il montaggio viene discusso sulla pellicola 1, per poi essere replicato sulle restanti otto pellicole.
A questa fase seguirà poi l'invio delle pellicole Ektachrome originali in America per la realizzazione e la lavorazione dei negativi di separazione, cui seguirà un'answer print eseguita dalla Technicolor di Hollywood che ne invierà poi una copia 35mm alla Technicolor Italiana, la quale procederà alla produzione delle ulteriori copie necessarie. Una procedura complessa che, dall'invio degli originali in America al rientro in Italia della copia finale, richiede quasi quattro mesi di duro lavoro, attentamente pianificato nei dettagli e nei tempi. La Walt Disney auspica l'arrivo dei film in America per il 1° dicembre 1960 per consegnare la copia di riferimento alla Technicolor Italiana il 7 aprile 1961, a stretto anticipo sull'inaugurazione dell'Esposizione che avverrà il 21 maggio 1961.

Sonoro
Per la musica, gli effetti sonori ed i commenti parlati, il Circarama utilizza 6 altoparlanti, disposti anch'essi circolarmente come i proiettori per fare in modo che l'osservatore sia circondato a 360° sia dalle immagini che dal sonoro, dando cosi l'idea che il suono provenga da tutte le direzioni e che si sposti a seconda dell'azione. Le sei piste di sonoro (una per ogni altoparlante) sono incise su una pellicola magnetica da 35mm che viene letta da una particolare apparecchiatura realizzata in esclusiva dalla Ampex Corporation in California.

Proiezione
La sala di proiezione, di forma cilindrica, è ovviamente dotata di 9 proiettori da 35mm con lampade allo Xenon da 2000 watt connessi tra loro con un interlock elettrico (tipo selsyn) da 1440 fotogrammi al secondo e dummy sonoro a garanzia del sincro video e audio. Ogni macchina è dotata di un motore elettrico ad alta velocità che, piazzato sulla bobina superiore, è in grado di riavvolgere in breve tempo la pellicola al termine della proiezione. La gestione ed il controllo delle nove macchine sono assegnate a 3-4 operatori che, al termine di ogni proiezione, intervengono su ognuna di esse per estrarre la pellicola dagli ingranaggio, avviare il riavvolgimento elettrico ad alta velocità ed inserire nuovamente la pellicola negli ingranaggi di trazione della proiezione; il tutto senza mai dover estrarre le pellicole dalle bobine dei proiettori, per poi procedere allo start sincronizzato di una successiva proiezione.
La scelta degli obiettivi delle macchine da proiezione dipende invece dalle dimensioni (altezza e diametro) della sala da proiezione che verrà adottata, caratteristiche ancora ignote in fase di progettazione del Circarama.

Sala di proiezione
Sala di proiezione La sala di proiezione del Circarama è ovviamente di forma cilindrica per avvolgere gli spettatori con le immagini proiettati dalle macchine da proiezione a 360° nello schermo posto sulla superficie perimetrale interna del cilindro.
Le misure concordate per la sala sono: diametro di 32m e altezza di 12m, con schermo circolare di circa 90m di lunghezza con un'altezza di 7m circa; la struttura può ospitare 1000 spettatori, ovviamente in piedi, per poter volgere lo sguardo a 360° a tutto campo.
La sala dispone di appositi spazi riservati alla manutenzione e ad eventuali riparazioni, con un potente isolamento acustico che elimini sia i rumori esterni che quelli delle nove macchine da proiezione; è, inoltre, corredata di impianto di aria condizionata sia per rendere più confortevole l'accoglienza degli spettatori che per raffreddare le apparecchiature in funzione.
Il sonoro è garantito da sei altoparlanti equidistanziati fra loro e disposti circolarmente, per garantire una copertura uniforme ed equamente distribuita di suoni e voci.

Costi
Un'ultima sezione degli accordi riguarda i costi del progetto (limitatamente alla realizzazione del film in Circarama, proiezione esclusa).
Si tratta di importi di non poco conto come l'affitto per 6.500$ della macchina da presa Circarama (base circolare, 9 Arriflex e console di comando) per 4 mesi e l'affitto per 125$ a settimana del braccio articolato per l'installazione della macchina da presa su un aeroplano. Mentre per la lavorazione della pellicola si parla di 3.000$ per il taglio e montaggio di lavorazione in 35mm e di 2.500$ per il taglio dei negativi di separazione, cui vanno aggiunti i 3.30$/metro di preparazione dei negativi di separazione ed i 2.75$/metro per la stampa finale in Technicolor.
E poi ancora i costi per l'approvvigionamento e la conservazione della pellicola, e poi le spese di trasporto, assicurazione e dogana.
Per non parlare dei tecnici e delle maestranze.

Riprese della diga di Karibe