Sulla punta del promontorio di Manacore i pescatori hanno costruito un trabucco, almeno 1000-2000 anni fa.
Un trabucco è una “macchina” da pesca composta essenzialmente da un insieme di pertiche sospese sul mare, spiegate a ventaglio parallelamente alle onde, le cui punte tengono tesa, sia nell'aria, in riposo, sia nell'acqua, in azione, un'immensa rete poligonale. La manovra della rete è comandata per mezzo di cavi che scorrono su carrucole e sono arrotolati su degli argani. Gli argani sono manovrati dagli uomini, senza l'aiuto di alcun motore. Gli uomini fanno forza sulle leve degli argani, pestando i piedi a terra, camminando in circolo, come i cavalli ciechi che facevano girare gli antichi mulini: i cavi scorrono sulle carrucole e la morsa della rete si richiude più o meno svelta secondo che la rotazione sia più o meno veloce.
Un uomo di vedetta si regge a metà della pertica centrale, e quando vede un branco di pesci dirigersi verso la rete dà l'allarme per far correre gli uomini dell'equipaggio del “peschereccio” terrestre ai propri posti, intorno agli argani. La rete si alza lentamente sopra ai flutti. Il fondo della rete è adesso a fior d'acqua. Gli uomini si asciugano il sudore, soppesano ad occhio la preda calcolando il guadagno.
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